Libia: Basta con gli inviti all'odio anti-Amazigh (berberi) |
La Libia è tornata ad usare uno dei suoi metodi più arcaici e barbari, la chiamata al pubblico linciaggio contro pacifici cittadini. Tutto è iniziato mercoledì 24 dicembre 2008, intorno alle 11, in un locale della città di Yefren (regione del Gebel Nefusa, 150 km a ovest di Tripoli), con un incontro che ha riunito circa 300 persone, membri di un organizzazione chiamata "la gioventù per la Libia di domani", insieme a membri dei "comitati rivoluzionari". Queste organizzazioni, legate al potere della Libia, sono note per le loro posizioni radicalmente panarabiste e per il loro razzismo anti-Amazigh. Fin dall'inizio, questo incontro ha assunto i toni di un tribunal popolare chiamato a giudicare e condannare senza altra forma di processo i militanti per i diritti degli Amazigh in Libia, in particolare quelli che hanno partecipato all'ultima assemblea generale del Congresso Mondiale Amazigh (CMA), che si è tenuta dal 31 ottobre al 2 novembre 2008 a Meknès (Marocco). In questo modo, Salem Madi, M'hamed Hamrani e Aissa Sijouk, membri del Consiglio Federale del CMA, sono stati pubblicamente accusati di essere dei separatisti e dei traditori che operano a favore di interessi stranieri. Fanno parte della lista degli imputati anche Mohamed Fethi Benkhelifa Akchir. In una stanza surriscaldata da discorsi di odio, insulti e appelli alla violenza contro gli attivisti Amazighs sono stati lanciati dagli organizzatori della riunione e ripresi collettivamente dalla folla. Le accuse contro gli Amazigh sono estremamente gravi perché in Libia comportano la condanna a morte delle persone coinvolte. Anche il Congresso Mondiale Amazigh, ONG di difesa dei diritti delle persone amazigh, è stato definito "un'organizzazione straniera al servizio della CIA, del sionismo e dell'imperialismo occidentale". Dopo un'ora di discorsi razzisti e di una grande virulenza contro gli Amazigh, i responsabili della riunione hanno invitato tutti i presenti a recarsi seduta stante davanti alle case dei militanti Amazigh. Pochi minuti più tardi, circa 500 persone, tra cui molti poliziotti in abiti civili, attorniate dai militari, si sono ammassate davanti alla residenza della famiglia di Salem Madi per scandire nuovamente insulti e appelli all'omicidio. In uno stato di isteria collettiva e incoraggiate dalla benevolenza delle forze di polizia e dei militari, molte persone hanno gettato pietre contro la casa della famiglia Madi, rompendo molte finestre. Poi alcune persone hanno scritto "morte ai traditori" e "epurazione fisica" sulla facciata del domicilio di Salem Madi, insieme ad altri slogan minacciosi. La casa di un'anziana signora, Aicha Elkeblaoui, vedova di M'hamed Madi, che peraltro non svolge alcuna attività militante, ha subito la stessa sorte. Prima di partire, gli organizzatori della manifestazione anti-Amazigh hanno promesso la morte a tutti coloro che d'ora in avanti parteciperanno a riunioni sulla questione amazigh e hanno annunciato l'intenzione di condurre, nei prossimi giorni, spedizioni punitive nei confronti di attivisti della causa Amazigh soprattutto nelle località di Zuara, Giado, Kabao e Ubari. Terrorizzare le popolazioni per dissuaderle dal difendere i loro diritti le loro libertà democratiche: questa sembra essere la strategia degli organizzatori della spedizione Yefren. Secondo le informazioni raccolte, i principali organizzatori di questo atto sarebbero: Abdelhadi El-Aouidj, Salem El-Djerbi, Hocine Essouidi Etterhouni, El-Hammadi Dourabi, Aribi Bouras, Abdellah El-Amouri, Naji Kafou, Aissa Boudjenah, Ali Zekri, Faouzi Larribi. Il Congresso Mondiale Amazigh denuncia e condanna con la massima fermezza l'aggressione premeditata contro i militanti Amazigh di Yefren ed esprime ai suoi membri e all'insieme degli Amazigh della Libia la sua totale solidarietà. Questo metodo di istigare cittadini gli uni contro gli altri per seminare odio e discordia è indegno e comporta gravi pericoli per la società libica. È chiaro che l'unico vero responsabile della vile aggressione di Yefren è il potere libico, che dovrà assumerne tutte le conseguenze. Il CMA ribadisce la sua determinazione a restare fedele alla propria missione di difesa dei diritti del popolo Amazigh e dichiara che nessuna intimidazione, nessuna violenza distrarrà i suoi membri dal loro ruolo di difensori dei diritti umani conformemente al diritto internazionale. Di conseguenza, il CMA esige dal governo della Libia: - pubbliche scuse e risarcimenti per i danni materiali e morali subiti dai militanti Amazigh vittime dell'aggressione del 24 dicembre 2008 a Yefren, - pubbliche scuse rivolte al CMA, - azioni giudiziarie contro i responsabili dell'organizzazione "la gioventù per la Libia di domani" e gli alti funzionari libici coinvolti in questo caso. Allo stesso tempo, il CMA invita la comunità internazionale a: - condannare gli autori ed i responsabili dell'aggressione anti-amazigh di Yefren, - promuovere una commissione internazionale d'inchiesta per far luce sui gravi eventi Yefren, - proteggere i diritti umani dei Amazigh in Libia, - adottare misure urgenti per proteggere le popolazioni Amazigh in Libia. - infine, il CMA invita tutti gli Amazigh ad esprimere, in ogni forma, la loro fraterna solidarietà con i militanti e i cittadini Amazigh della Libia. Il CMA raccomanda inoltre a tutti gli Amazighs di Libia di resistere con coraggio e di organizzare una manifestazione pubblica e pacifica a Yefren per dire no all'odio e alla violenza anti-Amazigh. Nel frattempo, il CMA si riserva il diritto di rivolgersi alla giustizia internazionale competente contro i responsabili libici per il loro sostegno agli appelli alla violenza e all'odio razziale. Parigi, 28/12/2008 |